Il gap dental rappresenta una problematica clinica rilevante per l’odontoiatria moderna, affrontata secondo una visione sempre più multidisciplinare.
L’approccio al gap si è evoluto notevolmente rispetto al passato, grazie ai progressi effettuati sia nell’ambito della ricerca di base che dello sviluppo tecnologico applicato. Oggi è possibile contare su una vasta gamma di strategie diagnostico-terapeutiche grazie alle quali il clinico è in grado di affrontare questa evenienza secondo i più rigorosi standard di evidenza scientifica.
Ciononostante, risulta sempre importante per l’odontoiatra mantenere una chiara conoscenza delle possibili cause che possono condurre alla mancanza di elementi dentali. In particolare, è bene aver presente come fattori anatomici (ad es. riassorbimento osseo post-estrattivo), tecnici (posizionamento non ottimale degli impianti) o biologici (assorbimento peri-implantare) possano determinare l’insorgenza di gap.
Comprendere l’eziopatogenesi del problema rappresenta il presupposto base per impostare un iter diagnostico-terapeutico coerente e risolutivo, obiettivo sempre più centrale per l’odontoiatria moderna grazie alla quale il gap dentale non rappresenta più un limite funzionale ed estetico.
Gap dental: Cause del gap dentale peri-implantare
In ambito di odontoiatria restaurativa, il gap dental peri-implantare rappresenta una problematica clinica rilevante. Le cause possono essere ricondotte a fattori anatomici, legati prevalentemente ai processi di atrofia ossea successivi all’estrazione dentaria. L’osso residuo tende infatti a presentare creste sottili e porosità aumentate, con minori capacità di osteointegrazione.
Anche la tecnica implanto-protesica riveste un ruolo determinante. Un posizionamento non ottimale dell’impianto rispetto ai profili ossei preesistenti, con particolare riguardo al rispetto dei principi di parallelismo e sovrapposizione tra impianto e dente mancante, può comportare insorgenza di errori di gap dental.
Altri fattori come l’assorbimento fisiologico peri-implantare, modulato da variabili locali e sistemiche, contribuiscono al fenomeno nei primi mesi di carico. Pertanto, una valutazione radiografica approfondita del sito estrattivo e un’esecuzione attenta della tecnica chirurgica risultano parametri fondamentali per una corretta gestione e prevenzione di tale complicanza.
Mancanza di denti: le diverse tipologie
La classificazione morfologica delle differenti tipologie di edentulia riveste un’importanza fondamentale ai fini clinici e gestionali. Le mancanze dentali possono essere distinte analizzando vari parametri in maniera analitica e approfondita. Innanzitutto, è necessario definire la direzione del gap dental, che può presentarsi in senso verticale oppure orizzontale rispetto al piano occlusale.
Altro fattore da considerare è la sede di insorgenza del difetto, classificabile come marginale quando localizzato in corrispondenza del margine gengivale o come apicale se origina dalla zona radicolare. Rilevante ai fini prognostici è altresì parametrare l’estensione del gap, distinguendo difetti parziali da edentulie totali.
Dal punto di vista istologico, ovvero analizzando i tessuti coinvolti a livello microscopico, la tipizzazione del difetto dentario risulta ancor più stringente. Occorre infatti valutare se l’assenza di denti interessi prevalentemente i tessuti molli di natura connettivale, costituiti da mucose e legamenti, oppure presenti un coinvolgimento anche osseo, con alterazioni a carico del processo alveolare.
Nei casi di edentulia di natura connettivale, la cresta alveolare e l’osso alveolare risultano generalmente preservati. Viceversa, un gap di tipo osseo si associa a modificazioni morfologiche anche a livello del processo osseo porzionale.
Questo parametro istologico riveste grande importanza ai fini protesico-chirurgici, in quanto indica l’eventuale necessità di preservare o ricostruire l’osso alveolare in modo appropriato prima dell’inserimento di impianti. Tale approccio tecnico-scientifico risulta imprescindibile per stabilire la diagnosi, pianificare gli interventi e condurre il follow-up in modo ottimale.
Come coprire la mancanza di un dente: gestione e impianti
La gestione del gap dentale prevede un approccio clinico pluridisciplinare e accuratamente pianificato. La prima fase può richiedere l’impiego di una maschera provvisoria per fornire una rapida protezione della sede. Nei casi di rilevante riassorbimento osseo, risulta indispensabile analizzare tecniche avanzate di augmentazione quali innesti autologhi o eterologhi, talvolta associandovi membrane barrier per guidare in modo fisiologico i processi di neo-osteogenesi.
In presenza di severe atrofie ossee, la letteratura evidenzia ottimi risultati mediante l’uso della distrazione ossea, metodica all’avanguardia di ricostruzione dei volumi bersaglio. Laddove possibile, risulta vantaggioso ricorrere a impianti con emergenza controllata, che consentono una pronta riabilitazione protesica senza necessità di oltrepassare il gap.
Nei casi più complessi può rendersi necessario un ponte a più elementi integrato, frutto di una pianificazione multidisciplinare mirata. Solo un approccio scientificamente fondato sulle migliori evidenze cliniche permette una gestione ottimale del gap dental e il pieno recupero della funzione orale.