Ponte dentale e impianto non sono sinonimi, bensì soluzioni distinte per riabilitare l’edentulia. Il ponte ricostruisce l’elemento mancante grazie a due denti pilastro intatti, preservandoli. Tuttavia può comprometterne l’integrità col tempo, per eccessivo sforzo masticatorio.
L’impianto dentale invece sostituisce chirurgicamente il dente perso, ristabilendone la radice tramite osteointegrazione di una vite in titanio all’osso. Mentre il ponte agisce in modo indiretto, l’impianto ricrea la struttura anatomica originaria. Ciò favorisce una trasmissione ottimale dei carichi masticatori, più fisiologica. Inoltre l’impianto richiede interventi di manutenzione meno frequenti, poiché una volta attecchito non è soggetto a usura nel tempo come i denti pilastro.
Se in passato la scelta pendeva verso i ponti per limitazioni tecniche, oggi l’implantologia ha compiuto passi da gigante nelle tecniche chirurgiche e protesiche. Materiali sempre più affidabili e protocolli mininvasivi hanno reso l’impianto la soluzione prediletta, donando stabilità a lungo termine. Ciò non toglie che in alcuni casi specifici il ponte resti tuttora indicato, ma nella maggior parte delle situazioni l’impianto dentale rappresenta oggi lo standard riabilitativo.
Ponte Dentale Monza Brianza: le caratteristiche principali
Quali sono i migliori impianti dentali? Per rispondere a questa domanda è necessario, prima di tutto, fare una dovuta differenziazione tra ponte dentale e impianto dentale. Vediamo nel dettaglio cos’è un ponte dentale. Il ponte dentale è una delle più diffuse soluzioni protesiche in odontoiatria restaurativa per risolvere stati di edentulia parziale.
È realizzato mediante la preparazione di due denti non contigui, detti “denti pilastro“, sui quali sono cementate nella fase applicativa i “doccioni“, cioè le protesi che fungono da elementi di collegamento e supporto per il dente o denti mancanti, opportunamente riprodotti nella forma, posizione e colorazione dei denti originali.
Rispetto a una singola corona, il ponte, grazie ai denti pilastro, garantisce stabilità strutturale, un aspetto estetico eccellente e un’ottimale funzionalità masticatoria. Tuttavia richiede forza e integrità dei denti contigui. È indicato per spazi di 1-3 elementi mancanti, sostituendo abilmente gli impianti dentali, che oggi rappresentano i migliori come stabilità e carico osseo nel tempo.
I ponti dentali prevedono però anche alcune controindicazioni. Tra queste ricordiamo la parodontopatie, bruxismi notturni e denti pilastro non adeguatamente conformati, costringendo talvolta alla scelta di protesi rimovibili o impianto-sopportate.
Impianto dentale: descrizione e indicazioni
L’implantologia dentale rappresenta una pietra miliare nel ripristino dell’integrità stomatognatica mediante la sostituzione dei denti mancanti con protesi fisse di natura implanto-supportata. Il trattamento si articola nell’inserimento chirurgico dell’impianto in titanio all’interno del processo alveolare, nella fase di osteointegrazione dell’impianto medesimo e infine nel posizionamento protesico.
Esistono diversi impianti dentali. Sul piano costruttivo si distinguono per design micro e macro rugoso, dimensioni e geometrie volte ad agevolare l’adesione ossea. Il titanio, estremamente biocompatibile e resistente alla corrosione, rappresenta l’optimum. Rispetto alle alternative fisse o mobilizzabili, l’impianto favorisce comfort masticatorio e fonazione, nonché un approccio immediato all’estetica.
Tuttavia la limitata disponibilità ossea e la percentuale di fallimento, seppur ridotta, suggeriscono cautela nelle atrofie avanzate. L’impianto trova ampio fondamento nelle situazioni di singolo elemento mancante come nei casi di edentulia totale o parziale protesizzabile. Da escludersi in presenza di gravi patologie sistemiche o locali. In virtù della sua validità strutturale e funzionale, ha rivoluzionato le prospettive riabilitative in odontoiatria.
Ponte Dentale VS impianto dentale: Confronto tra le due soluzioni
Ponte e impianto rappresentano le principali soluzioni in caso di elementi mancanti. Il ponte, conservativo, preserva i denti sani senza procedure ossee. Distribuisce lo stress masticatorio, ma appesantisce i denti pilastro. L’impianto, rigenerativo, consente la sostituzione anatomica dell’elemento perso tramite osteointegrazione. Tuttavia, implica intervento chirurgico e sovraccarica iniziale.
Biomeccanicamente, l’impianto garantisce stabilità assiale e trasmissibilità uniformata dei carichi. Il ponte invece può alterare i pattern di carico. In termini manutentivi, il ponte richiede revisioni periodiche mentre l’impianto, se ben osteointegrato, dura nel tempo pressoché indefinito.
Il riassorbimento osseo è una sfida implantologica dovuta alla biomeccanica dei tessuti molli. L’utilizzo di micro e macro-design evoluti, associato a cariche superficiali e terapie mediche, ne ha ridotto incidenza e gravità. La scelta va ponderata caso per caso valutando fattori orali, sistemici, estetici ed economici, per restituire al paziente una masticazione e una fonazione ottimali.